domenica 8 ottobre 2017

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Mangiami il cuore,

sgocciola il sangue

dalle tue labbra

Addenta le mie carni,

fanne pasto per te,

per la fame di morte

Dilaniami muscoli e tendini

coi denti affilati dal male

che dentro ti esplode improvviso

Con gesto umiliante spezzami le ossa,

rabbioso e avido succhiane il midollo,

masticami, digeriscimi, ruttami

Soltanto

non più

odiarmi



giovedì 5 ottobre 2017

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Eri vestita di marea.
Alta. Sizigiale.
Quindi la luna si voltò
lasciandoti nuda.
Spettatrice della tua vita.
Muta. Spaventata.

Raccattasti l’ombra tua lunga esile
e la nascondesti a occhi chiusi
sotto la sabbia riassolata,
poi cercasti il remo più lungo
per coprirtene e mantenere
il riparo della falesia.

Andavi in cerca d’altro cielo.
Sconfinato. Troppo.
Ma la notte tornò scorgendo
come vagolavi.
Inconsapevole del fato.
Devastante. Piansi.



mercoledì 4 ottobre 2017

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Il fondo dei tuoi occhi inizia

dove finisce la mia notte

quando il mio viaggio ha termine

Lido ascoso e sicuro

gioia incline al sincero,

il fuoco vi accende il dolore,

fugge rapida la memoria

incontra la passione e avvampa

Pena mai concepibile

vetta negata al meglio,

il colore dei tuoi occhi è

come luce che bacia il pianto

perché canti il mio inno il tempo




venerdì 29 settembre 2017




Pezzacci di volta celeste

assimilati a una borsa viola

appoggiata ad un albero

che diventa un tailleur rosa shocking

mentre i corvi sniffano il fumo che sale verticale

e una luce al neon si nasconde dietro al metallo

“Egli ha difeso la fede”

piangendo su un ramo di quercia

Dissipare una trincea nella sabbia

dove è facile affondare le mani

come costruire castelli nei quali rinchiudersi

E il badile che luccica d’oro giace tra la schiuma delle onte









Scavando ho scoperto le stelle,

ritrovato il cielo caduto,

mi sono sporcato di blu,

e gli angeli sputando terra

hanno offerto radici al sole



Più niente

rimane

del buio





Se fu il sonno a precipitarlo,

fu il sogno a preservare il cielo

sotto le impronte dei dannati

che nulla ambiscono ma il nulla

per sé imo e per l’altro perseguono



Attorno

al re–

lativo

d’un basso

nient’altro

che inverso

possibile

dell’alto

si perde

la notte

venerdì 15 settembre 2017







Piangi senza usare i miei occhi.

Sono già stanchi

di troppa vita.

Non credere all’infinità

del mio perdono.

Potresti errare.



Scappa da me.

Ti vendo le mie gambe logore

di pesi e passi di dolore.

Sii profezia.

Affidati ad ogni speranza 

senza illudermi più di te.