Ora che si riavvicina la Settimana Santa, mi imbatto in un altro appunto, del 27 marzo di tre anni fa, allora nel tempo pasquale, che pubblico leggermente riadattato e volgendo i verbi al tempo passato, sebbene l’attualità sostanziale resti.
Tutto avrei immaginato da una mattina del Sabato Santo meno le due perle più comiche d’una settimana minata nella purezza della santità: non pia, non pietosa.
Intorno alle 9:30, Paola Saluzzi, altrove scomparsa, metteva in mostra il fervore clericale che ancora sta pervadendo molti (credenti e non) prestando il corpo biancovestito, comunque alquanto attillato, e la voce. Però separati! Eccola incedere solenne e ispirata per chiese e luoghi francescani d’Assisi, strisciare allusiva la mano sulle pietre (“le pietre che parlano”!), come in certi film anni ’60-70, “recitando” fuori campo (perché?) un testo scritto da altro autore intersecato da altre quattro voci che citavano Giovanni Paolo II e altro (spero anche il Vangelo).
Empiamente comico.
Finito, girai su un altro canale, erano circa le 10:00, c’era un’intervista. L’arcivescovo di Bologna, Caffarra, diceva al padre di Lapo Elkann che due punti fondamentali dell’educazione sono l’autorevolezza di chi la trasmette e la proposizione di modelli positivi da parte degli adulti ai giovani. Al che l’imbarazzato intervistatore replicava qualcosa tipo: “Spesso gli adulti sono più confusi dei figli”.
Impietosamente comico.
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