Giova?
Giova imprigionare lo sfogo
in
un concetto
incapace
di gioia?
Petali
d’arte lasciati appassire
senza
profumo
che
inebri il loro amante
Chiusi
dentro il forziere
senza
speranza
di
abbracci da cui far suggere il nettare
E
dal destino amaro
priva
di miele
è
l’egra pretesa d’appagamento
Gemme
in forme di spirito
create
per noi
come
messaggi di significato
però
proibite alla sinestesia
di
una sapienza
che
al contatto si mutua
Quale
disdetta,
quale
perfida pena
tacitare
l’espressione del tatto!
E
quelle dolci
infiorescenze
d’estro
che
sa il fuoco consegnare al peccato
annichilite
da tutti quei senza:
senza
ombre confessabili;
senza
l’amore
Trionfa
l’ipocrisia che castra il gusto,
la
sua libido assolve
e
abbonda d’aspro
Frutti
a colori e vita
in
aulenti polpe non dono logico
si
danno ormai
le fedi
spente
che
tanta promessa fanno avvizzire
al
pari delle loro
Farli
cadere
a
insozzare il nero fondo dell’anima,
questa
l’arte dei morti…
Perché
mai stendere
un
morbido manto di calma e lusso
e
negarlo alla gioia?
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