Ho
perso i capelli al gioco,
quando
il fiume
ansima
e si conta l’acqua
senza
mai guardare avanti,
senza
curve
dove
esondare e nessuna
rapida
dove arrabbiarsi,
sbattere
i pugni sul diavolo
della
sorte,
trovare
occhi da cantare
Io li
ho chiusi a fine turno,
strillando
forte la ruggine,
con le
lacrime addolcendo
ogni
attrito
mentre
il fascino del nuovo
si
abbassa per la malizia
che
scarso valuta l’olio
al
rimpianto dei convogli
partiti
privi del peso
dell’orgoglio
passando
gli anni al setaccio
Quanto
mare empie un bicchiere,
quanto
cielo svuota un dubbio
tanto
si satura d’odio
il
lombrico che superbo
si
confronta col cervello
non
avendone
più di
quanto basti a fare
grandi
bocconi di terra
Tirate
le somme a lucido,
nelle
ombre dell’esistenza
grigie
di salti non fatti
nere di
bugie interrotte
spento
tra nubi d’ovatta
resta
un c’ero
Wow..."resta un c'ero": queda un cero.
RispondiEliminaSuperbo.
:-)
EliminaE intenta traducirlo......................
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