domenica 22 luglio 2018

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Ho perso i capelli al gioco,

quando il fiume

ansima e si conta l’acqua

senza mai guardare avanti,

senza curve

dove esondare e nessuna

rapida dove arrabbiarsi,

sbattere i pugni sul diavolo

della sorte,

trovare occhi da cantare

Io li ho chiusi a fine turno,

strillando forte la ruggine,

con le lacrime addolcendo

ogni attrito

mentre il fascino del nuovo

si abbassa per la malizia

che scarso valuta l’olio

al rimpianto dei convogli

partiti privi del peso

dell’orgoglio

passando gli anni al setaccio

Quanto mare empie un bicchiere,

quanto cielo svuota un dubbio

tanto si satura d’odio

il lombrico che superbo

si confronta col cervello

non avendone

più di quanto basti a fare

grandi bocconi di terra

Tirate le somme a lucido,

nelle ombre dell’esistenza

grigie di salti non fatti

nere di bugie interrotte

spento tra nubi d’ovatta

resta un c’ero



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