venerdì 4 marzo 2011

Chi è l'autore?

Insomma, questo palazzetto è proprio bello. C’è una nuova architettura a Roma. Non strombazzata come altre, di dimensioni contenute, è un’edilizia di sostituzione, lungo la via Ostiense, nella zona degli insediamenti industriali di primo Novecento. Credo appena consegnato, non so cosa ci sia dentro. Uffici, è da supporre. O forse anche abitazioni: allora costose. Oggi riesco a vederlo anche dall’alto. Godo della vista del tetto modellato nella sua aperta concavità da un tratto di ampia circonferenza.
Ci tornerò per fargli una fotografia di mattina, verso le 11, direi, quando il sole illuminerà la facciata lungo la via ma sarà anche abbastanza laterale da far risaltare la volumetria di certe diagonali che partono dalla tettoietta che copre l’ingresso, si addossano e decrescendo salgono lungo la stretta vetrata che taglia verticalmente la facciata.
Cerco di immaginarmi come sarà questo quartiere tra qualche anno, dopo tutti gli interventi che lo stanno ammodernando. Gli ex Mercati Generali sono penetrati da un’immensa travatura bianca, al momento appoggiata al suolo, dove manda fuori proporzione i relitti dell’espansione industriale di primo Novecento. Dall’alto vedo anche l’opposta riva del Tevere. Sullo sfondo la cortina dei palazzoni orrendi, visti da dietro sembrano sorpresi in mutande: davanti quella landa a lungo dimenticata e ora in corso di lenta e contrastata riqualificazione. Tra recuperi di archeologia industriale, coraggiosi tentativi urbanistici e banalità però pulite, le due sponde del fiume sembrano far muovere qualcosa in questa città dove la storia presta alibi all’ignavia.
Poi fanno (altrove, in zona prossima ai ricchi) un’ottima architettura ma la rivestono degli orrendi mattoncini di troppe parrocchie di periferia. Almeno la leggessero bene, la storia.

Nessun commento:

Posta un commento