mercoledì 25 maggio 2011

Ancora di archeologi

Ancora a proposito di archeologi occorre dire che a forza di frequentarli qualcosa di loro ho capito. Non molto, ma quello che basta per orizzontarmi. Sono un un pianeta vasto e contrastato. Partirò dalle impressioni.
L’impressione che si conoscano tutti e tutti si detestino. L’impressione che solidarizzino finché poveri, come a lungo sono, e si azzannino alla sola idea del denaro. L’impressione che si riconoscano subito tra quelli che ci credono, sempre finché poveri, e quelli che sgomitano. Che considerino giustamente superata la concezione di archeologia scienza ausiliaria della storia ma che intendano sostituirla con quella di storia scienza ausiliaria dell’archeologia. Che guardino al mondo solo con gli occhi dell’archeologo e considerino le espressioni culturali non passibili di metodo archeologico come secondarie; o ausiliarie!
E poi le certezze.
La certezza che siano i maggiori salvatori del residuo patrimonio culturale di questo sventurato Paese. La certezza, per quasi tutti, della pretesa che la competenza sugli oggetti li renda capaci anche di comunicarli ai pubblici. La certezza che tanta parte di essi siano piuttosto degli storici dell’arte antica. Che troppi considerino il loro museo un gioco privato. Che, essendo in maggioranza donne, qualche maschio lo diventi per cuccare. Che odino gli architetti e da essi siano odiati.

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