venerdì 13 maggio 2011

Zeus e Mnemosine 5

C’è stata e c’è un’arte avente il fine di spiegare, di insegnare qualcosa.
Pensiamo al dichiarato scopo didattico della pittura medievale, che fosse civile o religiosa, come certamente di questa seconda matrice fu per la più parte. Il ‘buono e cattivo governo’ a Siena o le migliaia di agiografie, le migliaia di illustrazioni della Bibbia e dei Vangeli in particolare. I simboli usati, le città che erano presentate, gli abbigliamenti in cui venivano vestiti i personaggi, gli oggetti, gli animali e i paesaggi che accompagnavano le scene; era tutto un giocare sulla memoria, quella dell’esecutore che faceva da specchio a quella di coloro che di quei messaggi iconografici erano i destinatari, cioè il volgo analfabeta, la stragrande maggioranza della popolazione del tempo.
Nicola da Guardiagrele spiega la teologia cristiana, il messaggio salvifico della morte e resurrezione di Cristo, nelle sue splendide croci processionarie in argento. Egli richiama alla sua memoria molte cose, su vari piani. Le innumerevoli Crocifissioni viste, le formelle del Ghiberti conosciute in un viaggio fiorentino, la concezione di Cristo Re e dunque assiso in trono nel Regno dei Cieli. La sua arte sublime si distende nell’illustrare al popolo le promesse escatologiche, con immagini chiare e riconoscibili.[1]
Konrad Witz sposta manifestamente da Tiberiade a Ginevra, cara a lui e ai suoi committenti, il lago della pesca miracolosa raccontata dal Vangelo di Giovanni. Una convenienza pratica per attualizzare il messaggio evangelico, contestualizzandolo nel luogo che la memoria recente permette di riconoscere facilmente, e per mettere in pratica gli insegnamenti della Riforma, appunto avvicinando ai destinatari dei catechismi pittorici i luoghi della predicazione di Gesù.
 
(to be continued)
 


[1] Cfr. S. Guido (a cura di), Nicola da Guardiagrele,Orafo tra Medioevo e Rinascimento. Le opere - I restauri, Catalogo della mostra (Roma, Chieti, L’Aquila, Firenze, 29 ottobre 2008 - data da destinarsi), Tau editrice, Todi 2008.

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