sabato 9 aprile 2011

Il trono della superbia

Casa borghese un po’ trascurata. Interno notte.
Gruppo di persone in allegria, rumori di varie conversazioni che si intrecciano e sovrappongono.
La scena è ingombra di mobili e persone. Suppellettili di vario genere e provenienza in giro, senza alcuna apparente progettualità.
Il protagonista è il padrone di casa. È pesantemente assiso su un corto divano dai braccioli dorati e i velluti lisi. Ne occupa ben più della metà. Non è vestito bene, tuttavia con indumenti costosi.
Gli ospiti sono anch’essi vestiti in modo non formale. Devono essere persone di famiglia.
Tutti tessono le lodi del padrone di casa.
“Un pozzo di scienza.”
“Come legge la Divina Commedia…!”
“Ha scritto diversi libri.”
“Se non ne sa di arte lui…”

Poi, uno degli ospiti: “Oggi abbiamo visitato la chiesa di Sant’Ignazio.”
Una voce: “Quale?”
“Sant’Ignazio di Loyola. Quella bellissima con il famoso trompe-l’oeil.”
Il padrone di casa: “Ah, lì è Borromini!”
Un giovane: “Pochi sanno che si è ispirato alla sezione del corpo di un’ape. Sì, di un’ape.”

Mi chiedo mentalmente se Borromini fosse già morto quando fratel Andrea Pozzo dipingeva la finta cupola (sì) e se questi fosse già nato (appena) quando il ticinese dialogava con l’universo pensando a Sant’Ivo. Alla Sapienza.
Assiso io sul trono della superbia mia fra i tanti che sanno di questa chiesa e degli alti concetti che la ispirano.

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