lunedì 4 aprile 2011

Lo stadio di Braga

Lo stadio di Braga, nel nord del Portogallo, realizzato dall'architetto Eduardo Souto de Moura, ha vinto il Pritzker Architecture Prize 2011. È il massimo riconoscimento a livello mondiale, una sorta di Nobel per l’architettura. La caratteristica dello stadio di Braga è d’essere costruito nel fianco di una montagna. Nel. Infatti, sui due lati corti, non ci sono tribune. Dietro una porta, c’è una bella parete rocciosa; dietro l’altra, la vista fugge e rimbalza su prati e alberi. Le strutture delle due grandi tribune sono unite da fili di metallo.
Ora, visto dall’alto si riconosce che l’impatto ambientale è comunque non basso: però è bene che si inizi a premiare questo coraggio dell’architettura di non costruire, di non modificare indiscriminatamente il preesistente. Trovo che la bravura oggi sia quella di leggere un sito e inserirvi le costruzioni. Va fatto un passo indietro, il maledetto homo faber deve essere più umile.
Non è sconfortante che in un’area si taglino alberi da frutto sparsi tra le erbe, si costruisca una villa e poi si ripiantino tuje o laurocerasi? Che si spiani un filare di pioppi per aprire una strada e poi la si costeggi di mirabolani? Sarebbe stato più intelligente e forse facile disegnare la pianta della villa intorno alle belle e utili chiome dei pruni o prevedere che quei pioppi nobilitassero la spina centrale della nuova via.
Esempi banali ma immediati. E però anche come filosofia del costruire, occorre che l’uomo evoluto si allinei al disegno della natura. L’uomo moderno si è troppo a lungo beato di essere elemento modificatore del paesaggio. L’uomo preistorico ha terrazzato fianchi di montagne, quello medievale ha disboscato credo più di tre quarti d’Europa, ma era per mera necessità. Poi non più. Poi c’è stata l’imposizione.
È tempo di correggere. Come diceva Sestini, il paesaggio è una creazione storica, equilibrio dinamico tra l’opera dell’uomo e quella della natura, la quale tende a distruggere le impronte che l’altro costituisce o ricostituisce. L’uomo si è però sentito più forte ed ha spostato la linea di quell’equilibrio. Occorre riportarla indietro, a cominciare dalla nostra piccola villetta.
Prima che lo faccia in un attimo il prossimo tsunami o terremoto o eruzione.

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